La Caduta al Cedron

Arrestato nell’orto dei Getsemani, Gesù ripassa in catene il torrente del Cedron. Fra le pietre sdrucciolevoli del greto scivola e cade. Agli ordini di u arcigno tribuno, due sgherri del Sinedrio cercano di sollevarlo, mentre Egli innalza lo sguardo soavissimo al cielo, in atto di suprema rassegnazione.

Rimane ignoto il contratto di concessione del mistere detto “della caduta al Cedron” affidato ai patroni, porzionari e marinari, ovvero alla cosiddetta “Marina Grande”, che da sempre è stata il volano di qualsiasi processione trapanese e la più tartassata dal regio fisco. Tuttora non si conosce l’anno della sua originaria costruzione, né il contratto di concessione, nemmeno il primordiale autore e il motivo per cui i nauti predilessero un episodio della passione di Gesù Cristo non enunciato dagli evangelisti. Nei suoi “Annali”, il parroco Giuseppe Fardella scrisse che l’affidamento del mistere avvenne nei primi giorni d’aprile del 1618. Altri autori confermano la data di concessione al 6 aprile 1621, con atto redatto da Diego Martino Ximenes. Consultando la minuta del notaio e di altri che esercitarono il notariato dal 1618 al 1621 non riscontriamo in quest’intervallo di tempo alcun contratto d’affidamento del mistere. Troviamo accenni nella scrittura notarile di Leonardo Amico del 1696 e in quella di Baldassare Renda del 1736. Giuseppe Maria Ferro affermò che l’autore del gruppo è Francesco Nolfo; diversamente Fortunato Mondello riconobbe nel mistere la mano di Domenico Nolfo detto il Vecchio, nonno di Francesco.

 

La Caduta al Cedron

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SITO WEB:
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CITAZIONE BIBBLICA:
Gv 18, 01